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Via Margutta, la via degli artisti (Roma) |
Roma è stata per secoli la culla dell’arte. Chissà
quanti modelli e modelle sono passati negli studi dei grandi pittori e scultori
che hanno animato il panorama artistico di questa città. Per tanto tempo un
elemento del folklore locale era rappresentato proprio dalle giovani donne che posavano
per loro, talvolta per denaro, ma più spesso per partecipare alla riuscita di
un capolavoro. Aderivano per amore dell’arte, sapendo e comprendendo l’alta
missione che si celava nell’eccitamento del talento dell’artista.
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Wilhelm Marstrand, Osteria romana, 1847 |
Le donne
romane erano bellissime. “Tante sono le stelle in cielo, tante sono le belle
donne di Roma”, lasciò scritto Théophile Gautier. Egli pensava che occorressero busti rinforzati
con stecche di ferro per tenere a freno certi seni. “Oltraggiosamente belle!”,
esclamava. E Stendhal: “ Che cosa non darei per poter far comprendere che cosa
sia l’aspetto impassibile d’una bella romana. Essa considera la faccia dell’uomo
che la guarda ammirato, come voi guardereste di mattina una montagna. Ed è
proprio questa impassibilità che rende poi così affascinante un minimo segno di
interessamento da parte loro”.
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Carl Bloch, Osteria romana,1866 |
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B. Pinelli, Trasteverina |
Fino a cent’anni fa pare che le trasteverine
fossero riuscite a conservare un “tipo” proprio, un’ originalità di caratteri attraverso
i secoli, malgrado le vicende e la varietà dei contatti. Tenacissime, per un
istinto di boria retrospettiva, superbe nell’aspetto, negli usi e nei costumi, se la tiravano alla grande! Lo scultore Duprè, nuovo di Roma, per aver ronzato
un po’ troppo intorno ad una fiera ragazza “con le trecce nere” se la vide
venire addosso con lo spillone tolto dai capelli, dicendo: “A giovanotto, che
ve puzza de campà?!” .
Comunque, nel nobile convincimento di essere parte
determinante di un’opera d’arte, non poche dame del patriziato romano, e perfino
alcune “altezze” non esitarono a posare completamente nude dinanzi gli artisti.
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A. Canova, Paolina Borghese (1805-1808) , Galleria Borghese, Roma |
A tutti è nota la “sovrana” disinvoltura con la quale Paolina Borghese, l’avvenente
sorella di Napoleone, posò, svestita, dinanzi ad Antonio Canova. Avendole un’amica
domandato, curiosamente: “Possibile?!...Completamente nuda?!”. “Oh! – rispose lei
– ma…c’era anche la stufa!”. Si racconta poi, che un vecchio principe romano
conservasse in una stanza riservata, lontano da occhi indiscreti, il ritratto
della moglie “svestita” da Eva. Quella tela aveva una storia. Un artista
bizzarro e un po’ malignetto, s’era preso il gusto di dipingere, sopra un
bellissimo nudo femminile, la testa della principessa. Poi aveva esposto il
ritratto in vetrina. Il principe, passando per caso, riconobbe la propria
consorte, comprò il quadro e lo fece subito trasportare a palazzo.
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Raffaello, La Fornarina (1518-1519), Galleria Nazionale d'Arte Antica, Palazzo Barberini (Roma) |
Tra le più celebri modelle romane vi fu senza
ombra di dubbio la Fornarina, l’ispiratrice di Raffaello. Prevale tuttora la
sua identificazione con Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere,
che sarebbe stata in quegli anni la donna amata da Raffaello. Non è sicuramente
documentabile, ma somiglianze nei lineamenti del volto, hanno accreditato l’ipotesi
che l’artista abbia usato la stessa modella in varie opere, quali “ La Velata”
e la “Madonna Sistina”.Si è ipotizzato che
Raffaello e Margherita si fossero sposati segretamente e che lei, morto il
marito, avesse per questo deciso di ritirarsi a vita monastica.
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Caravaggio, Madonna dei Pellegrini (!604-1606) Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio, Roma |
E che dire della bella “Lena” del Caravaggio?!. All’anagrafe
Maddalena Antognetti, nota cortigiana dell’epoca. Lena, giovanissima,
era stata l’amante prima del Cardinal Montalto, poi di monsignor Malchiorre
Crescenzi e infine del Cardinal Peretti, nipote di Sisto V. Faceva parte di un
gruppo di prostitute d’alto bordo. Fare di Lena la “Madonna dei Pellegrini” , nella chiesa di
Sant’Agostino a Roma, era stata una mossa davvero rischiosa, dato che la
giovane era un volto conosciutissimo in città. Il Baglioni racconta che non
appena il quadro fu messo sul’altare “ne
fu fatto dai preti e da’ i popolani estremo schiamazzo”. Il concilio di
Trento aveva specificatamente bandito “tutte
le lascivie di sfacciata bellezza nelle figure” . Un volto così noto,
vieppiù di prostituta, costituiva un pericolo, specie quando si avevano molti
nemici. Ma stiamo parlando del Caravaggio! Che infatti la utilizzò come modella
sia per la “Madonna dei Palafrenieri” ( Galleria Borghese, Roma) che , forse,
per la “Maddalena in estasi” (Collezione Privata, Roma).
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Caravaggio, Madonna dei Palafrenieri (1605), Galleria Borghese, Roma |
Ma quello tra
Lena e Caravaggio era un rapporto sessuale ? Giambattista
Passeri (1772) che scrive delle vite degli
artisti di quel periodo pensava che non ci fosse niente di erotico. I fatti, secondo
i registri giudiziari, erano questi: una sera d'estate del 1605, esattamente
venerdì 29 luglio, un giovane notaio di nome Mariano
Pasqualone si presentò al tribunale criminale
mostrando una ferita fresca sul lato sinistro della testa «cum magna
sanguinis effusione». Dichiarò che mentre passeggiava in piazza
Navona: «son stato assassinato da Michelangelo
da Caravaggio pittore. Mi sono sentito dare una botta in testa dalla banda di
dietro, che io sono subbito cascato a terra et sono restato ferito in testa,
che credo sia stato un colpo di spada». Non aveva visto l'aggressore, «ma io non ho da
fare con altri che con detto Michelangelo, perché a queste sere passate
havessimo parole sul Corso lui et io per causa d'una donna chiamata Lena che
sta in piedi a piazza Navona, che è donna di Michelangelo. E di gratia vostra
signoria mi spedischi presto acciò me possa medicare». Il nostro
Mariano Pasqualone lavorava in uno degli uffici legali del cardinale vicario
di Roma.
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Caravaggio, Maddalena in estasi (1606), Collezione privata, Roma |
Tra i suoi compiti c'era quello di consegnare gli ordini del tribunale
che vietavano a persone coinvolte in relazioni scandalose di continuare a
vedersi. Forse fu detto al Merisi di diffidare di chi conduceva una vita
privata irregolare, ma Caravaggio reagì furiosamente. Un conto, però, era fare
a botte con dei pittori per strada, un altro ferire un funzionario legale dello
Stato ecclesiastico. Questa volta l'aveva combinata grossa. La cosa migliore
era lasciare la città e aspettare che le acque si calmassero, aspettare che il
suo protettore, il cardinal Del Monte, vedesse come limitare i danni. E fu
questo che fece. Lena morì ancora prima di Caravaggio. L'anno dopo la fuga dell'artista
da Roma, tornò a vivere con la madre e la sorella in via dei Greci, dove spirò
nel 1610. Aveva solo ventotto' anni.
"Ricordi autobiografici" di Adamo Tadolini |
Un’altra storia molto intrigante e meritevole di essere
riportata è quella raccontata dallo scultore Adamo Tadolini, nei suoi "Ricordi autobiografici".
Nato a Bologna, nel 1788, venne a Roma nel 1814 e presto si alloggiò nello
studio del Canova, del quale divenne aiutante scrupoloso e fedele, tanto da
meritare la considerazione e la stima del Maestro. La storia risale all’anno
1816, quando il Canova era all’apice della sua gloria, ed ha per protagonista
una bellissima ragazza, di nome Rosina. Un racconto all’apparenza di poco
conto, ma che ci consente uno sguardo furtivo su certi aspetti dell’ambiente
artistico romano del tempo. Stiamo sul finire dell’inverno e Adamo Tadolini
aveva cominciato a lavorare in uno studio offertogli dal Canova, all’Orto di
Napoli, la stradina che collega via del Babbuino con via Margutta. Il principe Hercolani, gentiluomo bolognese, gli
aveva da poco commissiona una statua di
marmo, di qualsiasi soggetto. Il Tadolini abbozzò subito un gruppo di “Venere
distesa che scherza con Amore”.
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Venere e Adone, Adamo Tadolini |
Poiché il bozzetto piacque molto al principe,
lo scultore si accinse ad eseguirlo a grandezza naturale. Smanioso di vedere l’opera
compiuta, a tutte le ore del giorno, senza farsi annunciare, il principe
mecenate si presentava allo studio, per vedere come procedeva il lavoro. Una
volta vi trovò la modella, che era bella, ma a suo giudizio di carnagione
troppo bruna. Allora rivolgendosi all’artista, gli fece: “ Io conosco una
giovane veramente perfetta. Se vi sembrasse adatta per la statua che mi fate,
ve la manderei volentieri. Venite questa sera a pranzo da me e dopo vi condurrò
a vederla”. Puntuale, lo scultore andò a pranzo dal principe che poi lo fece
salire nella sua carrozza e lo portò in un ricco appartamento. Un servitore in
livrea li annunciò e pochi minuti dopo furono ricevuti da due signore. Era
inverno, abbiamo detto, e le ospiti e i visitatori si sedettero intorno al
camino acceso.
Adamo Tadolini, San Paolo, Piazza San Pietro |
Il Tadolini guardava in silenzio, con occhio di artista,la donna
più giovane; il principe parlava del più e del meno, galantemente. Dopo una
breve conversazione, gli uomini si alzarono e si congedarono, senza fare
riferimento alcuno alla statua. Ma, non appena di nuovo in carrozza, l’Hercolani
domandò bruscamente al Tadolini: “Ebbene, non mi dite nulla? Che cosa ve ne
pare di quella ragazza? Sarebbe buona per modella della vostra Venere?”. “La
giovane è bellissima e di giuste proporzioni
- rispose lo scultore - ma bisogna
vederla spogliata”. “Domani ve la
manderò e giudicherete” – concluse il principe. Il giorno dopo, nella tarda
mattinata, una carrozza si fermò nella stradetta all’Orto di Napoli. Un
servitore scese e bussò allo studio. Venne all’uscio lo stesso Tadolini, che
riconobbe il cameriere della sera prima. Questi fece scendere dalla carrozza la
giovane e domandò allo scultore a che ora dovesse tornare a riprenderla. “Per
questa mattina basta un’ora o poco più” – rispose l’artista. Nello studio, la giovane cominciò a togliersi
lentamente l’abito di seta nera.
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A. Canova, Le tre Grazie, Hermitage |
Poi, dopo qualche difficoltà, si liberò anche di una leggera sottoveste e d’una fascetta che aveva per busto. Finalmente lasciò cadere anche due finissime camicie che portava una dentro l’altra. Spogliata, era stupenda. Così le pose cominciarono. Ma un giorno, inaspettatamente, arrivò il Canova, che era proprietario dello studio. La giovane che stava in posa, sentendo aprire la porta, balzò in piedi e di colpo si infilò la camicia. Entrato nella stanza, il maestro salutò pacatamente come soleva fare e non poté non restare ammirato dalle forme della giovane; ma prudentemente, e sempre da artista, le diede un’occhiata ed uscì.
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Adamo Tadolini, Re Davide, Colonna dell'Immacolata Piazza di Spagna, Roma |
La giovane si rimise in posa, e così rimase fin quando non venne la carrozza a riprenderla. Il giorno seguente, mentre pranzavano insieme ,come di consueto, il Canova domandò al Tadolini chi fosse quella bella ragazza. “A quel poco che ho visto di collo e di spalle - disse – mi servirebbe per Le tre Grazie, che sto terminando in marmo per il principe di Beauharnais”. “Lo dirò al principe” – disse il Tadolini. E la sera stessa, infatti, si recò dall’Hercolani e gli riferì il desiderio del Canova. Il principe non mostrò alcuna difficoltà, soltanto pregò il Tadolini di volerlo dire lui stesso alla giovane, quando fosse nel suo studio. E così avvenne. Il Tadolini fece la proposta direttamente alla modella, e la bella donna gli rispose “E perché no?!”. Il lunedì, nella carrozza del principe, il Tadolini e la ragazza arrivarono allo studio del Canova, in via delle Colonnette, dove una lapide, postavi nel 1871, recita: “ Da questo studio la scultura uscì rinnovellata per opera di Antonio Canova”. Il Tadolini aprì la porta e introdusse la donna nella stanza. “Lei come si chiama?” – le domandò il Canova. “Rosina” – rispose. “Bene la prego di spogliarsi.
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Via dell'Orto di Napoli da Via Margutta |
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A.Canova, Venere che esce dal bagno, Palazzo Pitti, Firenze |
Quel giorno, molto seccato con il troppo fedele segretario, il Canova licenziò
la ragazza dicendole: “Se può venga domani o qualsiasi altro giorno. Le
prometto che non vi sarà nessuno”. Ma due giorni dopo un colpo di scena. Si
seppe che gli sbirri del Bargello, erano piombati nel palazzetto di via Poli,
avevano preso la povera Rosina e l’avevano trasportata in una carrozza chiusa,
fino al “Buon Pastore” alla Lungara, dove si rinchiudevano le donne di
malaffare. E ciò a quanto riportato nel suo racconto dal Tadolini “in seguito a
ricorso di una certa persona che non occorre mentovare”, cioè di qualcuno a cui
non faceva piacere che “ la immaginazione tranquilla e riposata” del Canova
fosse turbata e scossa da entusiasmi per una bella ragazza.
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Studio del Canova in Via delle Colonnette, Roma |
Così la bella
Rosina non fu più veduta né dal principe Hercolani, né dal Tadolini, che però,
come commenta nel suo racconto, non ne aveva più bisogno giacché era ormai al
termine della sua opera. Mentre “il
dispiacere che ebbe il Canova di non averla potuta vedere spogliata neppure una
volta fu tale che ne fece al segretario una forte lagnanza perché non li aveva
lasciati soli”. Ma che cosa ne fu della bella Rosina? Tranquilli, la romanesca
avventura ebbe il più lieto dei finali. Un ricco mercante di campagna, prosegue
il Tadolini, invaghitosi della bella Rosina, la trasse fuori da quel luogo
infame e in venti giorni la sposò. Un finalino, dunque, in rosa, dove, se non
proprio la virtù, almeno la bellezza venne giustamente premiata.
Per chi volesse ritrovare le atmosfere appena descritte, nella Roma di oggi, consiglio una visita in uno dei locali più suggestivi della Capitale. Al civico 150 di Via del Babbuino si trova Il Ristorante-Museo "Canova Tadolini".Questo locale è stato l'atelier di Canova e del suo allievo Tadolini, qui sono state create molte grandi sculture dei due artisti. Un tempo era un ritrovo adatto per un aperitivo o un cocktail ma adesso si è trasformato in un vero e proprio ristorante aperto a pranzo e a cena. Gli ambienti, anche dopo il restauro, hanno mantenuto volutamente tutti i colori gli arredi e i materiali che già prima caratterizzavano questo luogo. Così adesso ti puoi sedere circondato da opere scultoree varie, anche accostate casualmente, proprio come quando qui il Canova lavorava alle sue opere.
Che storie ! M A G N I F I C H E !! Si respira in pieno tutta la suggestione ! Complimenti ! Ritratti scolpiti dalle mani di Canova e Tadolini con pennellate del Merisi ! WOW !! Non sapevo che Tadolini fosse autore di quelle meraviglie ! È il ristorante poi !! Un'altra tappa imperdibile. Grazie. Grazie. Grazie :-)
RispondiEliminaahahah!...secondo me il ristorante serve anche dell'ottimo vino! ;-)
RispondiEliminaMaliarda! sempre più ci introduci nei peccaminosi anfratti dell'arte mista all'eros...
RispondiEliminaMaliarda! sempre più ci introduci nei peccaminosi anfratti dell'arte mista all'eros...
RispondiEliminaahahah!...l'Arte è "scandalosa"! ;-)
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