Ci
sono battaglie che segnano la storia. La battaglia di Ponte Milvio, combattuta
il 28 ottobre del 312, è tra queste. 1700 anni fa l’esercito di Costantino
incrociò l’armata di Massenzio a un passo da Roma e il mondo che ne uscì non fu
come prima. Gli antefatti sono noti. E se non lo sono, ve li racconto io.
Alla morte di Costanzo Cloro, il padre
di Costantino, il sofisticato meccanismo della tetrarchia inventato da
Diocleziano (un governo a quattro, due augusti e due cesari, regolato dalla
successione per cooptazione) va in frantumi. È ingegneria istituzionale
fragile, che entra subito in crisi di fronte alle ambizioni dinastiche dei
figli dei tetrarchi e all’ingerenza degli eserciti nella proclamazione degli
imperatori. La guerra civile sarà lunga, quasi una ventina d’anni.
Acrolito di Costantino, Musei Capitolini, Roma |
Ma il fulcro
sarà lo scontro tra Costantino e Massenzio, l’usurpatore. Oddio, abusivo in
fondo lo era anche Costantino, acclamato come augusto dalle truppe britanniche
a York. Ma la sua discesa in campo sarà legittimata dai bruschi rivolgimenti di
potere nelle convulse fasi iniziali. E comunque sia, Costantino nel 312 si
trova alle porte di Roma, sulla Flaminia, per la scontro fatale. In dubbio è
anche l’esatto campo di battaglia. Alcune fonti indicano ponte Milvio, altre Saxa
rubra.
Ponte Milvio, Roma |
Casale presso Malborghetto, XIII miglio della via Flaminia |
È verosimile, come attestato da un arco quadrifronte del IV secolo
inglobato ora in un casale, che Costantino si sia accampato a Malborghetto, al
XIII miglio della via Flaminia, una quindicina di chilometri a nord di
Roma. Massenzio nel frattempo aveva fatto abbattere il ponte in calcestruzzo
costruendone accanto uno di barche, una
trappola per l’esercito nemico che in realtà gli si ritorcerà contro.
Ricostruzione dell'arco di Malborghetto |
Ma la
mossa sorprendente è che il 28 ottobre le legioni di Massenzio attraversano il
fiume schierandosi sulla riva destra. Anziché acconciarsi all’assedio,
Massenzio cerca lo scontro aperto. Una strategia avventata e in qualche modo
inspiegabile. Un paio di contatti violenti, poi la battaglia decisiva,
probabilmente nella piana tra Prima Porta e Saxa Rubra. Costantino, come di
consueto, fiacca le ali del nemico con sortite della cavalleria gallica e poi sfonda al centro imprigionando l’esercito di
Massenzio nella sacca dell’ansa tiberina. La guarnigione romana ripiega verso
ponte Milvio, in rotta totale. E a ponte Milvio, a ridosso del Tevere, si
completa il massacro. I soli a resistere sono i pretoriani, gli altri cercano
scampo fuggendo sul precario ponte di tavole che si sfalda sotto il peso. E’ la
fine. Massenzio morirà annegato.
Battaglia di Ponte Milvio, scuola di Raffaaello (Giulio Romano), Sala di COstantino , Stanze Vaticane |
Sulla battaglia di Ponte Milvio, sulla scia
del racconto agiografico di Eusebio, si costruirà la leggenda di Costantino
come imperatore cristiano. Eusebio di Cesarea
(265-340), uno dei padri della chiesa, stimato amico dell’imperatore
Costantino, vescovo di Cesarea, nel riferire gli avvenimenti subito precedenti
la battaglia intrapresa contro Massenzio, nei pressi di Ponte Milvio, racconta
che Costantino, devoto al summus deus,
a cui lo aveva religiosamente introdotto suo padre Costanzo Cloro, si rivolse
proprio a questa divinità, perché gli si manifestasse e gli portasse aiuto
nella giusta causa contro l’usurpatore.
"In hoc signo vinces", Giulio Romano, Sala di Costantino, Stanze Vaticane |
Quindi l’imperatore, insieme al suo
esercito, vide sul fare del tramonto “al
di sopra del sole, come segno di vittoria, una
croce luminosa” e la scritta “con
questo segno vincerai” ( in hoc
signum vinces). La notte Cristo stesso comparve a Costantino in sogno,
chiedendogli di apporre quel segno sulle armi dei soldati e di portarlo con sé,
a protezione sua e dei suoi. Ne derivò il Labaro, il vessillo imperiale fatto
realizzare da Costantino, costituito da un’asta verticale sormontata dal
cristogramma entro una corona d’oro e da un braccio da cui pendeva un drappo di
porpora quadrato, sopra al quale stavano apposte, con andamento verticale, le
immagini dell’imperatore e dei suoi figli.
Solido in oro con Costantino che impugna il labaro con il Chrismos |
A questo punto furono fondamentali
gli atti compiuti da Costantino il giorno successivo alla vittoria - riportata,
è bene ricordarlo, su un esercito molto più numeroso di quello di Costantino,
cui per altro quei luoghi erano del
tutto sconosciuti – momento destinato da sempre al trionfo del vincitore,
secondo l’uso plurisecolare romano.
Testa bronzea di Costantino, Musei Capitolini, Roma |
Eusebio descrive il solenne ingresso
dell’imperatore a Roma, riferendo i momenti salienti, compreso quello capitale
del discorso dai Rostra , la tribuna
posta nel Foro Romano. Eusebio sottolinea la mancata ascesa di Costantino al
Campidoglio, sede del tempio di Giove Capitolino, luogo sacro per antonomasia
alle sorti di Roma. Nel rifiutare tale omaggio al dio custode del destino
dell’impero, evitando i sacrifici di ringraziamento, dovuti dal rituale,
Costantino riconosce evidentemente ad un’altra divinità la vittoria conseguita
a Ponte Milvio e inaugura con ciò, tra lo scandalo del senato e del popolo
romano, un altro cerimoniale trionfale, l’adventus,
da allora in poi seguito da tutti gli imperatori cristiani. Fu il punto di non
ritorno verso il Cristianesimo.
Che bella la foto di Ponte Milvio!
RispondiElimina..chissà come sarebbe cambiato il pianeta se Massenzio avesse avuto la meglio ! Al di là dei fatti storici (qui splendidamente raccontati !) provo più simpatia per Massenzio :-)
RispondiEliminasarebbe stata tutta un'altra storia ...
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