giovedì 5 febbraio 2015

Mi chiamo Velia...



Tarquinia, Necropoli di Monterozzi, Tomba dell'Orco (IV sec. a.C.)
E’ nota in tutto il mondo come “La Fanciulla Velca”. Il suo squisito ritratto è considerato uno dei capolavori dell’arte antica ed è ritenuto il frammento più “classico” di tutta la pittura funeraria etrusca. Si chiamava Velia, Velia Spurinna. Era nipote di Velthur il Grande, che aveva comandato due eserciti etruschi all’assedio di Siracusa e di Ravnthu Thefrinai; era sorella di Avle, l’eroe tarquiniese che affrontò Roma in campo aperto e la vinse. Sposò Arnth Vecha, appartenente ad una aristocratica famiglia di magistrati, di rango così alto che avevano il diritto di essere scortati dai littori, con i fasci di verghe e l’ascia bipenne che, prima a Tarquinia e poi a Roma, furono il simbolo del massimo potere.
Tarquinia, Tomba degli Scudi (IV sec. a.C), Larth Velcha con la moglie Velia
Dei Velcha conosciamo anche l’aspetto, perché molti di essi furono dipinti nelle pareti della loro grande Tomba degli Scudi, che prende il nome dalle armi raffigurate in uno dei suoi affreschi. Qui, tra gli altri, appaiono anche i genitori di Arnth, che, adagiati sul letto conviviale, davanti ad una tavola imbandita, si scambiano l‘uovo dell’eterna fertilità, mentre una giovane ancella muove per loro un ventaglio di foglie e di piume. Arnth e suo fratello Vel, avvolti in caldi mantelli, stanno invece in piedi vicino ad una porta.

Tarquinia, Tomba dell'Orco (IV sec. a.C), la coppia infernale, Ade e Persefone

Velia, sposando, assunse dai Velcha il nome con il quale è nota in tutto il mondo. Eppure portava in sé così impresse la grazia e la dignità degli Spurinna che questi, straziati dalla sua morte, forse precoce, la vollero dipinta nella loro Tomba dell’Orco. Ora, basta scendere i ripidi scalini di questo regale sepolcro, fare pochi passi e cercare con gli occhi: improvvisamente la fanciulla ci appare in un piccolo affresco sospeso in un mare grigio e indistinto di colori, consunti dai millenni.
Velia Velcha, Tomba dell'Orco (IV sec. a.C.)

Si presenta di profilo, quel suo famoso profilo netto come una scultura che, reso con grande realismo ma stemperato nella dolcezza dei particolari, ancora suscita stupore e costituisce l’immagine più nota dell’iconografia etrusca. La ragazza veste una morbida tunica e un mantello bordato di rosso. Indossa gli ornamenti preziosissimi ma semplici degni del suo rango: orecchini a grappolo, collare di ambra, la corona di foglie di alloro sulla chioma. I capelli castani sono in parte trattenuti alla nuca da una elegante reticella, in parte ricadono in morbidi boccoli ai lati del volto. Che è assorto. Il naso è dritto, di linea greca. Le labbra sono piene e sensuali ed evocano perduti contatti d’amore. Perciò si piegano in un sorriso doloroso quasi che il richiamare le gioie della vita appena trascorsa procuri ancora alla ragazza un rimpianto insostenibile. Gli occhi invece guardano lontano e sembrano già aver trovato nei misteri della morte i motivi per accettare senza dolore tutti i distacchi.



Come un’ombra paurosa sta dietro di lei una creatura dalle ali gigantesche. Ha i capelli pieni di serpi, le orecchie di animale e lo sguardo che lampeggia rosso sull’orribile naso e becco da avvoltoio. E’ Charun, il traghettatore delle anime nel loro ultimo oscuro viaggio nell’Ade, che brandisce il pesante martello con il quale spegneva la vita dei mortali, chiudendo il chiavistello della porta dell’Ade, al di là della quale non c’era più speranza di ritorno. Ma questa volta il demone etrusco ha perduto, perché la fanciulla dei Velcha ancora oggi, nonostante i millenni, continua ad incantare e sedurre, sospesa tra la vita che non vuole andarsene e la morte che ancora non vince.









7 commenti:

  1. Miss Etruria, la giovane Velia è davvero bella! Sai dire niente sul personaggio che l'affianca che sembra odorare un ramoscello o qualcosa del genere?

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  2. Miss Etruria, la giovane Velia è davvero bella! Sai dire niente sul personaggio che l'affianca che sembra odorare un ramoscello o qualcosa del genere?

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  3. c'è scritto il nome sopra...innanzitutto dal colore dell'incarnato è sicuramente un uomo, e l'iscrizione ce lo designa come Arnth Velcha...è il marito della bella Velia, con la quale condivide la Kline del simposio...e in effetti tiene in mano un rametto di una pianta non individuabile con certezza per la specie...ma sembrerebbe di ulivo :-)

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  4. Incantevole! si respira la magia nel leggerti..

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  5. ahahah!...grazie!...ma felide sta per felino?!...sono argomenti affascinanti di per sé...mi fa comunque piacere che ti piaccia come li racconto...

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  6. "I Felidi (Felidae Fischer von Waldheim, 1817) sono una famiglia di mammiferi dell'ordine dei Carnivori.
    Questo gruppo include leone, tigre, leopardo, puma, giaguaro, ghepardo, lince, gatto domestico e un gran numero di altre specie meno note. I felidi sono la famiglia con abitudini più strettamente carnivore dell'intero ordine dei carnivori." (Fonte Wikipedia) :-) ��

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  7. Solo che gli Spurina/Spurinna in questa tomba pare che non ci siano mai entrati, iscrizioni "alla mano".

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