lunedì 2 febbraio 2015

Dalle "stalle" alle stelle! Palazzo Farnese a Caprarola (Vt)

Il toponimo non dovrebbe creare grandi problemi di interpretazione, impostato com'è su "capra" e "harola" (stalla). E' verosimile perciò che il luogo fosse abitato, in tempi passati, da caprari. La storia del borgo è intimamente legata a quella del fastoso palazzo che venne eretto a partire dagli inizi del Cinquecento. Di fronte a questa magnificenza del tardo manierismo italiano, che ha cambiato il volto del paese, finiscono con l'assumere scarsa rilevanza tutte le vicende precedenti.
E quindi ci conviene fare un lungo salto cronologico, per arrivare direttamente alla metà del XVI secolo, quando  prese l'avvio una radicale trasformazione del sito, a trent'anni di distanza da un primo intervento di Paolo III, che aveva iniziato la costruzione di una rocca pentagonale su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. A completare l'opera, rimasta interrotta per le mutate condizioni politiche del tempo, fu chiamato un altro architetto della corte pontificia, Jacopo Barozzi da Vignola, che, per conto del cardinale nipote Alessandro, mise mano ad un progetto costruttivo e decorativo veramente ambizioso e che che fu portato avanti per tre decenni.


Il palazzo, che avrebbe dovuto consacrare la potenza e la gloria della famiglia Farnese, venne eretto sulle basi del primitivo pentagono del Sangallo. L'impresa rientrava nelle manifestazioni di magnificenza che il secolo imponeva ai grandi personaggi e doveva rappresentare il prestigio di una casata di rango europeo, i cui legami di parentela con i grandi dell'epoca arrivavano perfino all'imperatore CarloV e al re di Francia Enrico II. Il ciclo delle decorazioni, realizzato sulle indicazioni letterarie di "esperti" autorevoli, tra cui Annibal Caro, costituisce una delle più importanti opere pittoriche dell'epoca.
I lavori di decorazione, terminati nel 1583, portarono la firma di un nutrito stuolo di artisti, tra cui i fratelli Taddeo e Federico Zuccari, il Bertoja, Raffaellino da Reggio, Giovanni Antonio da Varese a Antonio Tempesti. Il risultato fu una dimora principesca che interpreta in ogni dettaglio la vita di corte, affollata da artisti, letterati, uomini d'arte e di cultura, familiari, servitori, tutti inseriti in una gerarchia rigorosa,e  magistralmente inserita nell'opera costruttiva.



I servizi del piano interrato sono celati agli occhi dei nobili, per non turbare la solennità architettonica dei piani superiori. Al piano rialzato si dispongono, intorno al cortile circolare, la "Sala delle guardie" e quelle di rappresentanza. Il piano nobile, cui si accede da una scala elicoidale di rara eleganza, capolavoro del Vignola, è destinato al signore, mentre i due piani superiori sono occupati dalla corte, con gli appartamenti dei cavalieri e degli staffieri. Tra le stanze del piano nobile ve ne sono alcune che non temono il confronto con quelle delle più belle dimore della stessa Roma.
Incanta la "Sala dei Fasti di Ercole", decorata da una grande fontana rustica in mosaico, stucco e concrezioni calcaree, con putti in marmo che gettano acqua in una vasca di giallo antico; la stanza prende il nome dalla decorazione pittorica del soffitto, dove sono rappresentate le fatiche di Ercole e la leggenda della creazione del lago di Vico.




Esaltante la "Sala dei Fasti Farnesiani", uno degli ambienti più ricchi del palazzo, decorato con grandi riquadri affrescati, che celebrano gli avvenimenti di maggior rilievo legati alla figura del Cardinale Alessandro Farnese. Ecco là  Alessando, Ottavio Farnese e Carlo V contro i Luterani.Qui c'è Paolo III che nomina il figlio Pier Luigi imperatore dell'esercito pontificio, più oltre è lo stesso pontefice che nomina il nipote Orazio prefetto di Roma. E ancora, Giulio III dona ad Alessandro Farnese il ducato di Parma, mentre Paolo III, nella parete d'ingresso, unisce in matrimonio Ottavio Farnese e Margherita d'Austria. Viene proprio da esclamare, ma che famiglia! E non finisce qui.


Nella successiva "Sala del Concilio di Trento", i grandi riquadri, che sembrano ispirarsi al Raffaello delle Stanze Vaticane, illustrano i maggiori episodi del pontificato di Paolo III, tra cui la convocazione del Concilio. Ma qui si fa davvero la storia! Da capogiro la "Camera dell'Aurora", e non è solo un modo di dire. Sarete costretti a stare a lungo con il capo all'insù, per ammirare sulla volta l'Allegoria della Notte.
Nella "Sala del Mappamondo" l'elemento di maggior rilievo è rappresentato dalle carte geografiche dipinte sulle pareti, con i quattro continenti allora conosciuti. Manca infatti l'Australia che sarebbe stata scoperta solo in seguito.
Sul soffitto campeggia un grandioso sistema planetario con le costellazioni dello zodiaco. E qui  conviene sdraiarsi direttamente a terra, per goderne a pieno della sua straordinarietà, senza arrecare ulteriore nocumento alla cervicale, già provata dal soffitto delle stanze precedenti. 
E quando pensate che ormai tutto sia compiuto e che anche la bellezza abbia  un limite e un confine, arriverà, imprevisto, a stupirvi il magnifico parco-giardino, che si apre al di là della Camera dei Giudizi. Sulla destra, superato il cancello e attraversato il parco, si raggiunge la prima terrazza del giardino, prospiciente la Palazzina del Piacere. Nomina sunt omina!
L'ingresso a questa zona monumentale è presidiato da due mezze figure sorrette da un piedistallo; al centro la Fontana del Giglio; ai lati si dispongono due padiglioni decorati a mosaico rustico, che preparano l'accesso ad una scala divisa da una catena d'acqua, detta dei Delfini, terminante in una grande conchiglia. Nella seconda terrazza si innalza mestosa la Fontana dei Fiumi, con due giganti che simboleggiano il Tigri e l'Eufrate. Ai lati, due rampe simmetriche conducono al piano, circondato da 28 statue di Cariatidi, che sembrano abbracciare la Palazzina del Piacere, elegante costruzione con cortile e loggia, decorate con pregevoli affreschi.
A questo punto conviene sedersi sui gradini della Palazzina e immaginare un fresca serata di primavera, con il parco illuminato da centinaia di torce e candele e come sottofondo il gorgoglìo dell'acqua che fuoriesce dalle cannelle...

5 commenti:

  1. "Ma allora come sarà il Paradiso"? (Commento del card. Borromeo in visita al palazzo).

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  2. "Ma allora come sarà il Paradiso"? (Commento del card. Borromeo in visita al palazzo).

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  3. non ci sono più i cardinali di una volta! ahahah!

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  4. Splendore ! la Palazzina del Piacere (maiuscolo copiato dal testo) è visitabile? La curiosità è tanta, già il palazzo pare trasudar piaceri da ogni muro, intonaco, stucco, gradino e luce...

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  5. non all'interno, Felide...ma già starle di fronte è un'emozione fortissima...è tutto concepito per dare "gioia al còre"!

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