mercoledì 4 febbraio 2015

Quella "visione" che cambiò la storia

Ci sono battaglie che segnano la storia. La battaglia di Ponte Milvio, combattuta il 28 ottobre del 312, è tra queste. 1700 anni fa l’esercito di Costantino incrociò l’armata di Massenzio a un passo da Roma e il mondo che ne uscì non fu come prima. Gli antefatti sono noti. E se non lo sono, ve li racconto io. Alla morte di Costanzo Cloro,  il padre di Costantino, il sofisticato meccanismo della tetrarchia inventato da Diocleziano (un governo a quattro, due augusti e due cesari, regolato dalla successione per cooptazione) va in frantumi. È ingegneria istituzionale fragile, che entra subito in crisi di fronte alle ambizioni dinastiche dei figli dei tetrarchi e all’ingerenza degli eserciti nella proclamazione degli imperatori. La guerra civile sarà lunga, quasi una ventina d’anni.


Acrolito di Costantino, Musei Capitolini, Roma
Ma il fulcro sarà lo scontro tra Costantino e Massenzio, l’usurpatore. Oddio, abusivo in fondo lo era anche Costantino, acclamato come augusto dalle truppe britanniche a York. Ma la sua discesa in campo sarà legittimata dai bruschi rivolgimenti di potere nelle convulse fasi iniziali. E comunque sia, Costantino nel 312 si trova alle porte di Roma, sulla Flaminia, per la scontro fatale. In dubbio è anche l’esatto campo di battaglia. Alcune fonti indicano ponte Milvio, altre Saxa rubra.
Ponte Milvio, Roma
Casale presso Malborghetto, XIII miglio della via Flaminia
È verosimile, come attestato da un arco quadrifronte del IV secolo inglobato ora in un casale, che Costantino si sia accampato a Malborghetto, al XIII miglio della via Flaminia, una quindicina di chilometri a nord di Roma. Massenzio nel frattempo aveva fatto abbattere il ponte in calcestruzzo costruendone  accanto uno di barche, una trappola per l’esercito nemico che in realtà gli si ritorcerà contro. 
Ricostruzione dell'arco di Malborghetto
Ma la mossa sorprendente è che il 28 ottobre le legioni di Massenzio attraversano il fiume schierandosi sulla riva destra. Anziché acconciarsi all’assedio, Massenzio cerca lo scontro aperto. Una strategia avventata e in qualche modo inspiegabile. Un paio di contatti violenti, poi la battaglia decisiva, probabilmente nella piana tra Prima Porta e Saxa Rubra. Costantino, come di consueto, fiacca le ali del nemico con sortite della cavalleria gallica   e poi sfonda al centro imprigionando l’esercito di Massenzio nella sacca dell’ansa tiberina. La guarnigione romana ripiega verso ponte Milvio, in rotta totale. E a ponte Milvio, a ridosso del Tevere, si completa il massacro. I soli a resistere sono i pretoriani, gli altri cercano scampo fuggendo sul precario ponte di tavole che si sfalda sotto il peso. E’ la fine. Massenzio morirà annegato.
Battaglia di Ponte Milvio, scuola di Raffaaello (Giulio Romano), Sala di COstantino , Stanze Vaticane
Sulla battaglia di Ponte Milvio, sulla scia del racconto agiografico di Eusebio, si costruirà la leggenda di Costantino come imperatore cristiano. Eusebio di Cesarea (265-340), uno dei padri della chiesa, stimato amico dell’imperatore Costantino, vescovo di Cesarea, nel riferire gli avvenimenti subito precedenti la battaglia intrapresa contro Massenzio, nei pressi di Ponte Milvio, racconta che Costantino, devoto al summus deus, a cui lo aveva religiosamente introdotto suo padre Costanzo Cloro, si rivolse proprio a questa divinità, perché gli si manifestasse e gli portasse aiuto nella giusta causa contro l’usurpatore. 
"In hoc signo vinces", Giulio Romano, Sala di Costantino, Stanze Vaticane
Quindi l’imperatore, insieme al suo esercito, vide sul fare del tramonto “al di sopra del sole, come segno di vittoria, una  croce luminosa” e la scritta “con questo segno vincerai” ( in hoc signum vinces). La notte Cristo stesso comparve a Costantino in sogno, chiedendogli di apporre quel segno sulle armi dei soldati e di portarlo con sé, a protezione sua e dei suoi. Ne derivò il Labaro, il vessillo imperiale fatto realizzare da Costantino, costituito da un’asta verticale sormontata dal cristogramma entro una corona d’oro e da un braccio da cui pendeva un drappo di porpora quadrato, sopra al quale stavano apposte, con andamento verticale, le immagini dell’imperatore e dei suoi figli.
Solido in oro con Costantino che impugna il labaro con il Chrismos
A questo punto furono fondamentali gli atti compiuti da Costantino il giorno successivo alla vittoria - riportata, è bene ricordarlo, su un esercito molto più numeroso di quello di Costantino, cui per altro quei luoghi  erano del tutto sconosciuti – momento destinato da sempre al trionfo del vincitore, secondo l’uso plurisecolare romano. 
Testa bronzea di Costantino, Musei Capitolini, Roma
Eusebio descrive il solenne ingresso dell’imperatore a Roma, riferendo i momenti salienti, compreso quello capitale del discorso dai Rostra , la tribuna posta nel Foro Romano. Eusebio sottolinea la mancata ascesa di Costantino al Campidoglio, sede del tempio di Giove Capitolino, luogo sacro per antonomasia alle sorti di Roma. Nel rifiutare tale omaggio al dio custode del destino dell’impero, evitando i sacrifici di ringraziamento, dovuti dal rituale, Costantino riconosce evidentemente ad un’altra divinità la vittoria conseguita a Ponte Milvio e inaugura con ciò, tra lo scandalo del senato e del popolo romano, un altro cerimoniale trionfale, l’adventus, da allora in poi seguito da tutti gli imperatori cristiani. Fu il punto di non ritorno verso il Cristianesimo.



3 commenti:

  1. ..chissà come sarebbe cambiato il pianeta se Massenzio avesse avuto la meglio ! Al di là dei fatti storici (qui splendidamente raccontati !) provo più simpatia per Massenzio :-)

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  2. sarebbe stata tutta un'altra storia ...

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